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Perché la forza diminuisce con la vecchiaia?

Articolo di Matteo Cesari Professore Associato di Geriatria, Università degli Studi di Milano

Dopo i 30-40 anni, tutti noi tendiamo a perdere massa muscolare. Fino ai 60 anni, secondo le stime, questo processo porta a perdere circa 0,25 kg di muscolo all’anno e a mettere su 0,5 kg di grasso nello stesso periodo. Complessivamente, in tre decadi si perderebbero 7,5 kg di massa magra, guadagnando invece 15 kg di massa grassa, in media.

In 30 anni si perdono 7,5 kg di massa magra e si guadagnano 15 kg di massa grassa, in media

Sebbene il declino muscolare sia un aspetto del normale processo di invecchiamento, in alcune persone si manifesta in modo più rapido o accentuato, e porta a sviluppare quella condizione clinica chiamata sarcopenia (dal greco sarx, cioè carne, e penia, cioè carenza).

Il termine è stato coniato alla fine degli anni Ottanta da Irwin Rosenberg allora direttore del Jean Mayer USDA Human Nutrition Research Center on Aging alla Tufts University School of Medicine, con l’obiettivo di portare l’attenzione e stimolare la ricerca su uno dei processi più evidenti e drammatici dell’invecchiamento, fattore di rischio importante per la perdita funzionale nelle persone anziane.

Nel 2016 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto la sarcopenia come malattia.

Conservare la massa e la funzione dei muscoli diminuisce la probabilità di cadute e consente di mantenere più a lungo la propria indipendenza

La sarcopenia è infatti un fenomeno fisiologico che però può raggiungere livelli patologici, e in questo caso incide sulla qualità della vita e predispone alla disabilità. Conservare la massa e la funzione dei muscoli diminuisce la probabilità di cadute e consente di mantenere più a lungo la propria indipendenza, con minori spese sul bilancio familiare e sul Sistema sanitario nazionale, vista la sua alta prevalenza.

L’handgrip strength (forza di prensione della mano) e l’appendicular lean mass (massa magra appendicolare): sono queste le misure di forza e massa muscolari che attualmente predicono meglio l’insorgenza di limitazioni funzionali

Muscolo: quantità ma soprattutto qualità

Funzione e massa muscolari sono i due parametri per la definizione clinica di sarcopenia. Se in un primo momento, infatti, si considerava solo la perdita di massa muscolare, oggi invece la comunità scientifica propende per un modello che tenga in considerazione sia la quantità sia la qualità del muscolo.

Le più recenti raccomandazioni europee tendono ad attribuire particolare importanza proprio alla misurazione della funzione muscolare – ovvero la forza – più che a quella della massa

Le più recenti raccomandazioni europee tendono ad attribuire particolare importanza proprio alla misurazione della funzione muscolare – ovvero la forza – più che a quella della massa. In fase di valutazione clinica la funzione muscolare può essere misurata in modo abbastanza semplice grazie a un dinamometro.

Contro la perdita di funzionalità muscolare, tipica dell’invecchiamento, l’esercizio fisico è la migliore medicina: “use it or lose it”, come dicono gli anglosassoni.

Quantificare in maniera accurata la massa muscolare, invece, è un’operazione più complicata: richiederebbe metodiche come la risonanza magnetica nucleare e la tomografia assiale computerizzata, che difficilmente possono essere inserite nel percorso di valutazione. Al loro posto si usano altre metodiche, come l’assorbimetria a raggi X a doppia energia (DXA) o la bioimpedenziometria (BIA), che forniscono una stima globale della massa magra all’interno dell’organismo.

Come misurare i muscoli
Numerosi gruppi di esperti si sono riuniti tra il 2009 ed il 2012 per definire al meglio e misurare la sarcopenia, tra cui l’European Working Group on Sarcopenia in Older People (EWSGOP), che ha pubblicato il suo modello nel 2010, aggiornato poi nel 2018.

I parametri che meglio descrivono la qualità e la quantità di muscolo sono però due: l’handgrip strength (forza di prensione della mano) e l’appendicular lean mass (massa magra appendicolare)

Altrettanto importante è stato il lavoro del Sarcopenia Project portato avanti dal Biomarkers Consortium della Foundation for the National Institutes of Health (FNIH). Grazie all’analisi dei dati di più di 26mila persone raccolti in nove studi di coorte internazionali, i ricercatori hanno individuato due parametri di forza e massa muscolari che attualmente predicono al meglio l’insorgenza di limitazioni funzionali: l’handgrip strength (forza di prensione della mano) e l’appendicular lean mass (massa magra appendicolare).

Sarcopenia: come prevenirla e rallentarla
Come detto, la sarcopenia è un fenomeno complesso, difficilmente isolabile dal processo fisiologico di invecchiamento all’interno del quale si instaura. Inoltre, può celarsi dietro l’eccesso di tessuto adiposo e, quindi, potenzialmente colpire anche persone con massa corporea normale.

L’esercizio fisico è la migliore medicina: “use it or lose it”, come dicono gli anglosassoni

Molti fattori influenzano la perdita di muscolo, da quelli ormonali infiammatori a eventuali malattie, ma un grande peso ce l’ha lo stile di vita. L’esercizio fisico è la migliore medicina: “use it or lose it”, come dicono gli anglosassoni. Meglio ancora se condotto all’aria aperta così che i raggi del sole inneschino la produzione di vitamina D, un ormone probabilmente coinvolto anche nel mantenimento del benessere muscolare.

Le condizioni di partenza fanno la differenza: costruire durante i primi 30 anni di vita un buon “capitale biologico” significa poter contare su un’assicurazione per il futuro

Anche un’alimentazione equilibrata, come la dieta mediterranea, fa la sua parte, garantendo un sufficiente apporto di proteine, che devono essere distribuite nei diversi pasti della giornata.

C’è però da dire che le condizioni di partenza fanno la differenza: costruirsi durante i primi 30 anni di vita un buon capitale biologico, sia dal punto di vista qualitativo sia quantitativo, significa poter contare su un’assicurazione per il futuro, perché è da lì che partirà il declino muscolare. Seguire uno stile di vita sano fin dalla giovane età ci permette quindi di ritardare la perdita funzionale in età avanzata.

Non esistono farmaci per la sarcopenia ad oggi, ma studi preliminari suggeriscono che correggere eventuali squilibri ormonali – come deficit di testosterone negli uomini – o intervenire su particolari meccanismi che regolano la caratterizzazione muscolare – come gli inibitori della miostatina – potrebbero portare allo sviluppo di farmaci e offrire dei benefici soprattutto a chi, per motivi di salute o sociali, non riesce a condurre uno stile di vita ottimale.

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Nicola Palmarini è uno dei principali esperti globali di innovazione nell’invecchiamento e nella longevità ed è il direttore del National Innovation Centre for Ageing (NICA) del Regno Unito, un’organizzazione globale sostenuta da un investimento iniziale del governo britannico e dell’Università di Newcastle per aiutare a co-innovare – insieme ai cittadini e alle organizzazioni pubbliche e private – servizi, tecnologie e prodotti e a proporli al mercato attraverso modelli di business innovativi, etici e sostenibili. È membro del Comitato scientifico di SoLongevity.

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