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Una nuova molecola per contrastare il declino cognitivo

Articolo di SoLongevity Research

La scienza è al lavoro da tempo per comprendere le cause dell’invecchiamento e trovare nuove terapie che permettano di contrastarne, o quanto meno ritardarne, gli effetti più deleteri per l’organismo. Un nuovo studio del Graduate Center di New York, ad esempio, ha appena identificato uno dei meccanismi coinvolti nel declino cognitivo che accompagna la terza età. La ricerca, pubblicata su Nature Communications, rivela il ruolo svolto da una molecola chiamata ten-eleven-translocation 1 (o TET 1) nel favorire la mielinizzazione delle connessioni cerebrali (assoni), un processo fondamentale per mantenere in buona salute il sistema nervoso centrale, che viene progressivamente compromesso con il passare degli anni o in presenza di malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e la sclerosi multipla

La scienza è al lavoro per comprendere le cause dell’invecchiamento del cervello e trovare terapie per contrastarne gli effetti deleteri

Il cervello si ripara

Invecchiando, però, la produzione di mielina diminuisce progressivamente, fino a causare declino cognitivo e demenza quando i neuroni non sono più in grado di comunicare efficacemente. Individuare, e se possibile invertire, i processi che limitano la produzione di mielina è quindi una strada promettente per combattere gli effetti cognitivi dell’invecchiamento. Ed è da questa considerazione che nasce la nuova ricerca. 

Rete neuronale con attività elettrica delle cellule neuronali TET 1 sembra implicato nella produzione della guaina mielinica che ricopre gli assoni dei neuroni, senza la quale si interrompe la conduzione del segnale

Ringiovanire il cervello

“Abbiamo ideato una serie di esperimenti per identificare quali molecole possono influenzare il ringiovanimento del cervello”, spiega Sarah Moyon, prima autrice del nuovo studio. “È così che abbiamo scoperto che i livelli di TET 1 diminuiscono progressivamente nel cervello dei topi anziani, e questo compromette la capacità di modificare l’espressione genica per produrre nuova mielina funzionante”. 

Utilizzando tecniche di bionformatica e dati genomici, il gruppo di ricerca è riuscito a dimostrare che nei roditori giovani TET 1 induce delle modifiche epigenetiche nel Dna (cioè delle alterazioni dell’espressione genica che non sono legate a mutazioni strutturali) che risultano fondamentali per garantire la produzione di mielina e la trasmissione di informazioni tra neuroni. Un’attività che risulta probabilmente compromessa negli esemplari anziani: modificando geneticamente i topi per esprimere una versione non funzionante di TET 1 nei progenitori degli oligodendrociti, i ricercatori hanno infatti constatato che questi non riuscivano più a produrre mielina funzionante, con il risultato che i topi, seppur anagraficamente giovani, esibivano un comportamento tipico di esemplari ben più anziani. 

I ricercatori del Graduate Center di New York ipotizzano che negli anziani la produzione di mielina diminuisca a causa di un’alterazione dell’attività di TET 1

 

TET 1 è una molecola che favorisce la mielinizzazione degli assoni dei neuroni

“Il declino dell’attività di TET 1 legato all’età che abbiamo identificato nel nostro lavoro potrebbe spiegare l’incapacità di produrre nuova mielina nel cervello delle persone anziane”, commenta Patrizia Casaccia, direttrice della Neuroscience Initiative del Graduate Center di New York. “Credo, inoltre, che studiando gli effetti dell’invecchiamento sia in persone sane sia in individui affetti da malattie neurodegenerative, in futuro riusciremo a sviluppare nuove terapie con cui rallentare, o fermare del tutto, la progressione di malattie devastanti come la sclerosi multipla e l’Alzheimer”. 

TET 1 sembra essere promettente per lo sviluppo di terapie per ringiovanire il cervello e curare malattie neurodegenerative

I ricercatori ritengono che la scoperta potrebbe aprire le porte a nuove strategie terapeutiche volte a ringiovanire il cervello e migliorare le capacità cognitive della popolazione anziana. Sono infatti già in programma ulteriori sperimentazioni, in cui i ricercatori vogliono tentare di aumentare i livelli di TET 1 all’interno del cervello di esemplari anziani di topo per verificare se, in questo modo, sia possibile promuovere una migliore produzione di mielina e invertire il declino cognitivo legato all’età

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