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L’Enigma dell’immunità al Coronavirus e Solongevity Research

Articolo di SoLongevity Research

Quanto dura l’immunità al Virus?

Uno degli elementi di maggiore incertezza del Covid-19 è legato alla natura stessa della risposta anticorpale al virus. Una risposta che può essere al tempo stesso molto efficiente ma anche inefficiente se non dannosa. A questo proposito, nella sua intervista a Panorama, Andrea Cossarizza richiama l’attenzione su una recente ricerca del team Solongevity Research, pubblicata sulla rivista scientifica Frontiers in Immunology, che ha rivelato l’esistenza, nei pazienti Covid, di anticorpi che danneggiano i tessuti invece di proteggerli.

La cosa più interessante della nostra ricerca è che sappiamo come questi anticorpi vengono generati e anche come misurarli. Ma sappiamo anche come rilevare gli anticorpi utili, quelli che ci proteggono. Sapere distinguere fra i due tipi diversi di anticorpi ci permetterà presto di mettere a punto dei test diagnostici utilizzabili per prevedere l’andamento clinico della Covid e aggiustare le scelte terapeutiche.

La scoperta degli anticorpi cross-reattivi ci permetterà una diagnostica più efficace nel trattamento clinico del Covid-19

Perché l’invecchiamento è una variabile che conta

Ma c’è un altro elemento che emerge dagli studi sugli anticorpi.

Gli anziani sono quelli che li perdono più rapidamente e, di conseguenza, sono più esposti degli altri al rischio di re-infezioni. La perdita di forza del sistema immunitario negli anziani, un fenomeno chiamato immuno-senescenza, è uno dei cavalli di battaglia della nostra ricerca perché le conoscenze scientifiche che abbiamo accumulato negli ultimi anni sui meccanismi dell’invecchiamento hanno rivelato numerosi punti di contatto fra la perdita di funzione dei sistemi metabolici dell’organismo e quella delle cellule del sistema immunitario. Al punto che oggi si parla di una nuova disciplina: l’immuno-metabolismo. 

I linfociti T (quelli deputati all’eliminazione delle cellule infette dal virus) e i linfociti B (che producono gli anticorpi) sono molto sensibili ai disequilibri metabolici, come quelli che portano per esempio al diabete. Dopo una certa età, l’organo deputato alla produzione di linfociti T, il timo, subisce un naturale processo di involuzione che risulta in una riduzione dei linfociti T circolanti, in modo particolare di quelli che sono deputati alla risposta ai nuovi agenti patogeni.

La perdita graduale dei linfociti T circolanti a sua volta collegata ai disequilibri metabolici tipici di una certa età e molto accentuati nei soggetti che non prestano attenzione agli stili di vita, causano una graduale perdita di capacità di rispondere ai nuovi virus. Ma anche ai vecchi virus, così come alle vaccinazioni (tutti sappiamo per esempio che la vaccinazione influenzale negli anziani ha una efficacia ridotta rispetto alle persone giovani). Al punto che anche il nuovo vaccino contro il coronavirus potrebbe non funzionare o funzionare solo parzialmente nelle persone anziane, che sono paradossalmente quelle più colpite dalla Covid.

 

La popolazione senior è maggiormente esposta al virus a causa dell’immuno-senescenza 

Contrastare l’immunosenescenza

Ma, come abbiamo avuto modo di spiegare nel nostro articolo della sezione Scienza della Longevità dedicato alla problematica della Covid negli anziani (COVID-19, perché gli anziani sono più colpiti?), anche questi processi sono reversibili, così come l’insieme del processo di invecchiamento non è ineluttabile ma arrestabile se non addirittura reversibile. L’orologio biologico che detta i tempi delle nostre cellule e che rispecchia fedelmente la nostra età biologica, è reversibile (Che età biologica hai? Gli anni non c’entrano). Stili di vita per primi. Ma anche interventi di integrazione nutrizionale mirati a ristabilire gli equilibri immuno-metabolici possono aiutarci ad riavvolgere l’orologio biologico. Anche quello dei nostri linfociti.

L’epidemia di Covid, con il suo tremendo impatto sulle persone anziane, ci ha dimostrato come intervenire sui processi dell’invecchiamento non è un mero esercizio formale, o uno sfizio per pochi. Lavorare sull’invecchiamento vuole anche dire prepararci ad affrontare le situazioni emergenziali come quella che stiamo vivendo con più tranquillità e serenità.

La nostra ricerca è nata con questo obiettivo e oggi vediamo i primi risultati.

 

 

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