È possibile, dunque, che ciò concorra a rendere l’intestino – e in generale l’organismo – degli anziani più fragile. Negli ultimi 10 anni, inoltre, è stato dimostrato che la flora intestinale è collegata alla formazione della barriera ematoencefalica e a processi di mielinizzazione e neurogenesi, lasciando pensare che un’alterazione del microbiota intestinale possa predisporre allo sviluppo di malattie neurodegenerative.
Gli studi sulla flora batterica dei centenari e di chi soffre di condizioni come il diabete e l’obesità fanno pensare che esistano batteri “buoni” e batteri “cattivi”
D’altra parte, l’analisi del microbiota dei centenari ha riservato delle sorprese. Il profilo della flora intestinale delle persone che vivono oltre 100 anni è unico ed è caratterizzato dalla presenza di specie come Akkermansia, Christensenellaceae e Bifidobacterium.
Questa evidenza, unita a studi che comparano il microbiota intestinale di individui sani con quello di persone affette da patologie come il diabete e l’obesità, lascia supporre che ci siano specie microbiche buone e altre cattive.
Qui, tuttavia, una precisazione è d’obbligo: non esistono specie batteriche buone e cattive in assoluto, ma la bontà di un ceppo batterico dipende più che altro dal suo equilibrio nell’ecosistema intestinale. Se un batterio prolifera troppo a spese di altre specie, ecco che diventa cattivo.
Invecchiare meno, invecchiare meglio
Tutto quello che facciamo incide potenzialmente sul microbiota intestinale, dieta in primis.
Con l’età, dunque, mantenere la diversità dei ceppi batterici diventa sempre più importante, così da invecchiare più lentamente e meglio. Ma come? I microbi sono sensibili all’ambiente, ossia agli stimoli che provengono dall’organismo ospite. Pertanto tutto quello che facciamo incide potenzialmente sul microbiota intestinale, dieta in primis.
Oggi abbiamo la possibilità di monitorare il microbiota grazie a test su campioni fecali che ci danno informazioni utili per la gestione di una dieta personalizzata.
Proprio perché il microbiota di ciascuno di noi è unico, non esiste una dieta che vada bene per tutti. La regola generale è di seguire un’alimentazione varia, che includa cibi di derivazione sia animale che vegetale, aiuta a aumentare la biodiversità microbica intestinale. Tuttavia oggi abbiamo la possibilità di monitorare il microbiota grazie a test su campioni fecali che ci danno informazioni utili per la gestione di una dieta personalizzata.